Disturbo d’Ansia Sociale o Fobia Sociale: Cause, Sintomi e Cura
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A chi non è mai capitato di provare ansia prima o durante una “prestazione” sociale, ovvero quelle situazioni in cui il nostro essere e il nostro agire sono esposti, quasi messi a nudo, di fronte ad una o più persone?
Di sentirsi il cuore battere forte all’altezza della gola, le mani che iniziano a tremare, il respiro più faticoso e un sudore decisamente spropositato, come quello di un animale che deve sgusciare per scappare dal suo predatore.
Accade piuttosto comunemente quando ci troviamo a parlare in pubblico, ad esempio quando dobbiamo fare una presentazione di fronte ad un gruppo di spettatori, un colloquio di lavoro, o una semplice chiacchierata con persone che non conosciamo. Vergogna, imbarazzo, paura. Ci sentiamo vulnerabili, fragili, indifesi come bambini di fronte a dei grandi occhi che ci giudicano.
“L’inferno sono gli altri” pronunciava il filosofo francese Jean-Paul Sartre nella sua opera teatrale “Huis Clos” (in italiano “A porte chiuse”). I tre personaggi principali, Garcin, un giornalista politico, Inès, una postina omosessuale ed Estelle, una giovane donna attraente e viziata, sono condannati a trascorrere l’eternità in una stanza senza finestre e senza via di fuga.
Eppure, ciò che li angoscia non è la prospettiva di una vita intera relegati tra quattro mura, bensì l’ineluttabile esposizione reciproca che costringe a rivelare le proprie debolezze, i propri difetti, i propri errori. La vera prigione, il vero inferno, diventa piano piano lo sguardo degli altri.
Il più delle volte, però, facciamo un bel respiro profondo, prendiamo coraggio e facciamo fronte a quelle sensazioni e a quei pensieri spiacevoli. L’ansia diventa adrenalina e ci mettiamo in gioco. Cosa succede però quando questo imbarazzo non ci permette di vivere una vita piena e ci blocca di fronte a situazioni che potrebbero essere significative per la nostra esistenza, a tal punto da preferire di evitarle completamente per la paura del rifiuto, della brutta figura, del giudizio negativo, dell’umiliazione?
In questi casi si fa riferimento a ciò che il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione) definisce come disturbo d’ansia sociale, o fobia sociale.
Secondo uno studio condotto in Italia nel 2016, la prevalenza del disturbo d’ansia sociale nella popolazione generale italiana è del 3,9%. Inoltre, la ricerca ha evidenziato che il disturbo d’ansia sociale è più comune nelle donne rispetto agli uomini, con una prevalenza del 5,2% rispetto al 2,5%.


La persona affetta da disturbo d’ansia sociale evita o sopporta con estrema ansia queste situazioni, o le affronta con intenso disagio e paura, che può manifestarsi attraverso sintomi come tremore, sudorazione, palpitazioni, nausea o difficoltà di respirazione. L’ansia sociale, come descritto dal DSM-5, può manifestarsi in due forme: ansia sociale semplice e ansia sociale generalizzata.
L’ansia sociale semplice si riferisce alla paura o all’ansia di una situazione sociale o di performance specifica, come parlare in pubblico, partecipare ad una festa o fare un colloquio di lavoro.
Le persone con ansia sociale semplice possono evitare queste situazioni o sperimentare una forte ansia o panico quando si trovano ad affrontarle. Questo tipo di ansia sociale può influenzare significativamente la qualità della vita di una persona, limitando le opportunità di lavoro, di vita sociale e di svago.
L’ansia sociale generalizzata, d’altra parte, è caratterizzata da una paura eccessiva e sproporzionata di situazioni sociali in generale, piuttosto che di una situazione specifica.
Le persone con ansia sociale generalizzata possono essere preoccupate per una vasta gamma di situazioni sociali, come ad esempio incontrare persone nuove, mangiare in pubblico o fare acquisti al supermercato. Queste preoccupazioni possono portare a sintomi come tensione muscolare, insonnia, irritabilità, difficoltà di concentrazione e preoccupazione costante.
Questo tipo di ansia sociale è decisamente più invasivo e può interferire con la capacità della persona di svolgere le attività quotidiane più semplici e banali, e di conseguenza di instaurare e mantenere relazioni interpersonali significative.
Le cause del disturbo d’ansia sociale o fobia sociale
Possiamo affermare che le cause dell’ansia sociale sono da ricercare in una combinazione di fattori biologici, psicologici e ambientali.
- Fattori biologici: non possiamo escludere una predisposizione genetica, comunque nel nostro lavoro di psicoterapeuti notiamo che sono soprattutto i fattori psicologici e quelli ambientali a causare il disturbo d’ ansia sociale.
- Fattori psicologici: esperienze traumatiche gravi, come episodi di umiliazione, di bullismo o di abuso in un’età precoce causano il disturbo d’ansia sociale. Ma anche i cosiddetti traumi con la t minuscola, cioè esperienze di per sé non particolarmente gravi, ma molto negative per il bambino, come critiche da parte dei genitori o insegnanti, mancanza di approvazione e di gratificazione, etichette che a volte i genitori usano, come per esempio “è timido, insicuro” ecc… Inoltre, uno stile di attaccamento insicuro causa il disturbo d’ansia sociale. I bambini che crescono in un ambiente poco sicuro e che non sviluppano un attaccamento sicuro alle loro figure di riferimento potrebbero sviluppare il disturbo in età adulta. Uno studio ha evidenziato che il 36% dei bambini con attaccamento insicuro sviluppa ansia sociale in età adulta.

- Fattori ambientali: l’esposizione a eventi stressanti, come la perdita del lavoro, la fine di una relazione o il trasferimento in un luogo nuovo, può aumentare il rischio di sviluppare il disturbo. Inoltre, l’educazione e le esperienze culturali possono influenzare le aspettative sociali e le norme comportamentali, il che potrebbe modellare la percezione della persona sulla propria capacità di interagire efficacemente con gli altri. Si stima che i fattori ambientali contribuiscano al 10% dei casi di ansia sociale.
In definitiva, identificare i fattori che contribuiscono allo sviluppo dell’ansia sociale è importante per poter fornire un trattamento efficace e personalizzato per ogni individuo che ne soffre. Una volta identificate le cause del disturbo, lo psicologo psicoterapeuta aiutare la persona a sviluppare strategie di coping e a rielaborare i vissuti negativi o traumatici in modo tale da migliorare la qualità della vita del paziente.
Sintomi del disturbo d’ansia sociale o fobia sociale
Il disturbo d’ansia sociale, o fobia sociale, è caratterizzato da una paura intensa e persistente di essere giudicati o valutati negativamente dagli altri in situazioni sociali o di performance. Questo disturbo può causare una serie di sintomi emotivi, comportamentali e fisici che possono interferire significativamente con la capacità di una persona di “funzionare” normalmente nella vita quotidiana.
Di seguito vengono riportati i sintomi più comuni del disturbo d’ansia sociale:
- Ansia anticipatoria: le persone con ansia sociale spesso sperimentano ansia intensa prima di un evento sociale o di performance. Questa ansia può iniziare giorni o addirittura settimane prima dell’evento e può essere accompagnata da pensieri negativi, come “non sono abbastanza bravo” o “gli altri mi giudicheranno”. L’ansia anticipatoria può causare irritabilità, difficoltà di concentrazione e problemi di sonno.
- Paura del giudizio: una delle caratteristiche principali del disturbo d’ansia sociale è la paura di essere giudicati o valutati negativamente dagli altri. Le persone con ansia sociale spesso temono di fare una figuraccia, di sembrare stupide o di essere considerate “strane” o “diverse”.
- Evitamento sociale: molte persone con ansia sociale evitano situazioni sociali per paura di essere giudicate negativamente. Ad esempio, potrebbero evitare di parlare in pubblico, di partecipare a feste o di incontrare nuove persone. L’evitamento sociale può causare isolamento sociale e limitare le opportunità di lavoro, di relazioni e di svago.
- Iper-vigilanza: le persone con ansia sociale spesso sono iper-vigili rispetto alle espressioni facciali e al linguaggio del corpo degli altri. Possono interpretare erroneamente i segnali sociali come disapprovazione o giudizio, anche quando questi segnali non sono presenti. L’iper-vigilanza può causare stress e tensione.
- Sintomi fisici: l’ansia sociale può causare una serie di sintomi fisici, tra cui palpitazioni (79%), tremori (75%), sudori (74%), tensione muscolare (64%), nausea (63%), secchezza delle fauci (61%), vampate di calore (57%), arrossamenti (51%), mal di testa (46%).
Un caso clinico di ansia sociale: Marco, 27 anni
Per descrivere al meglio questo disturbo verrà riportata la storia di Marco. Abbiamo cambiato il nome e portato qualche modifica per rendere non identificabile la persona, ma ci aiuterà a contestualizzare meglio i sintomi dell’ansia sociale nella vita quotidiana di chi ne soffre.
Marco è un ragazzo di 27 anni, laureato in ingegneria. Vive con i genitori, ha da poco iniziato un nuovo lavoro in un’azienda che gli crea un profondo disagio, ed è per questa ragione che chiede un appuntamento.
Mi racconta che sin dall’inizio, ha notato che gli incontri con i suoi colleghi, sia durante le riunioni che durante i momenti di pausa, sono diventati un incubo. Marco si trova costantemente a combattere con l’ansia sociale, che lo fa sentire come se fosse costantemente sotto il microscopio di tutti gli occhi presenti in sala.
Uno dei primi scenari che Marco descrive è durante la sua prima presentazione al team. Mentre saliva sul palco, il suo cuore batteva velocemente, le mani tremavano e le parole sembravano rimanere bloccate in gola.
Marco si sentiva come se tutti i suoi colleghi lo stessero giudicando, e questa sensazione lo faceva sentire completamente esposto e vulnerabile. Nonostante i suoi sforzi per nascondere la sua ansia, gli occhi vigili degli altri sembravano penetrare nella sua pelle, intensificando la sua paura di fare una brutta figura.
Un’ altra situazione che affligge Marco è quando viene invitato a un evento sociale aziendale. L’idea di dover interagire con i suoi superiori e colleghi al di fuori dell’ambiente lavorativo lo terrorizza. Marco inizia a preoccuparsi di come si comporterà, se riuscirà a tenere una conversazione fluida o se farà una figura imbarazzante. La sua mente è costantemente assediata da pensieri negativi che amplificano le sue paure, facendogli dubitare delle sue capacità sociali.
Un’ altra situazione in cui Marco sperimenta l’ansia sociale è durante i momenti di pranzo in ufficio. Mentre i suoi colleghi si riuniscono nella sala mensa per mangiare e chiacchierare, Marco si sente isolato e alienato. Anche se vorrebbe partecipare alle conversazioni e sentirsi parte del gruppo, l’ansia lo tiene prigioniero nella sua bolla di solitudine.
Ogni volta che si avvicina al tavolo in cui i suoi colleghi sono seduti, le sue gambe diventano pesanti e una sensazione di nausea lo pervade. Si convince che gli altri stiano parlando di lui o che lo stiano giudicando in qualche modo, impedendogli di sentirsi a suo agio.
Questi scenari rappresentano solo alcuni dei molti episodi in cui Marco sperimenta l’ansia sociale. Ogni giorno, si sforza di affrontare queste situazioni, ma il suo timore costante di essere giudicato e respinto da coloro che lo circondano è sempre presente.
Marco rappresenta uno dei tanti individui che vivono con questo disturbo, una condizione che può manifestarsi in diverse sfumature e intensità. È importante sottolineare che l’ansia sociale può variare da persona a persona, e che il trattamento più appropriato dipenderà dalle specifiche esigenze di ogni individuo.
L’ ansia sociale di Marco si manifesta in molte altre situazioni. Ad esempio, quando è chiamato a partecipare a una riunione di lavoro in cui deve esporre le sue idee o presentare un progetto, si sente travolto da una paura intensa di essere giudicato negativamente. La sua mente si riempie di dubbi e preoccupazioni su come gli altri reagiranno alle sue parole e alle sue performance.
Questa ansia anticipatoria può talvolta influire sulla sua capacità di esprimersi con chiarezza e fiducia durante le riunioni, creando un circolo vizioso che alimenta ulteriormente le sue paure.
Inoltre, anche le interazioni sociali più semplici rappresentano una sfida per Marco. Ad esempio, quando è coinvolto in una conversazione informale con una persona, può sentirsi ossessionato dai propri gesti e dalle proprie parole, preoccupato di fare una gaffe o di apparire imbarazzante.
La sua ansia sociale si estende anche alla sfera personale. Marco evita di partecipare a eventi sociali con amici o famigliari, temendo di sentirsi fuori luogo o di essere al centro dell’attenzione in modo negativo.
Con le ragazze si sente profondamente a disagio, evita qualunque approccio per paura di essere rifiutato e di apparire insignificante. Inoltre, non ha amici, solo dei ragazzi con cui talvolta esce, nonostante non si senta a suo agio.
Durante il primo colloquio, Marco ricorda di quando, alle scuole elementari, malvisto e giudicato secchione, diventò oggetto di pesante bullismo. Un giorno un ragazzo di qualche anno maggiore di lui, lo colpì sul viso e gli sputò in faccia. Questo ricordo suscita in lui tanto dolore e una rabbia fortissima.
A casa la sua vita era tutt’altro che serena. La madre si aspettava che a scuola fosse il più bravo della classe, e quando vedeva i suoi voti, eccellenti, non lo gratificava, gli diceva che aveva fatto il suo dovere. Ha un fratello di due anni minore che giornalmente, nel pomeriggio, lo provocava. La mamma, chiamata dal fratellino piangente, dava sempre ragione a quest’ ultimo, rimproverando Marco.
Mi racconta che era terrorizzato all’ idea che il fratellino gli si avvicinasse per provocarlo, perché lui se ne stava in disparte e non disturbava nessuno. Piange disperatamente a questo racconto, dice che questa esperienza, che si ripeteva tutti i giorni, è la più forte e terribile che abbia vissuto. È un’ingiustizia terribile da accettare!
Racconta che nelle relazioni con i compagni era molto insicuro, arrossiva se qualcuno gli rivolgeva la parola, non parlava e se ne stava in disparte, era terrorizzato quando veniva interrogato o doveva necessariamente parlare.
Marco mi chiede se posso aiutarlo a cancellare i ricordi mostruosi del suo passato… Cominciamo un percorso di psicoterapia.
Affrontiamo i ricordi del suo passato bloccati in modo disfunzionale che lo portano ai problemi di ansia sociale che abbiamo descritto.
Interveniamo sugli eventi traumatici, sulle idee negative su di sé che si sono formate, sulle immagini disturbanti del suo passato. Pian piano, i ricordi diventano sempre meno disturbanti e comincia a superare le sue paure, la sua ansia, evita sempre meno le situazioni sociali.
Marco prova piacere e gioia ogni volta che raggiungiamo un piccolo successo, la sua stima personale aumenta sempre di più.
Alla fine del nostro percorso, Marco è cambiato. Ha vinto la paura del giudizio degli altri, non percepisce più ansia quando si trova con i colleghi e nelle altre situazioni sociali, scopre di essere un buon comunicatore e parla tranquillamente di fronte alle persone.
Va a lavorare all’ università, e spesso si trova a partecipare come relatore a congressi. Adesso, non teme più gli altri.
L'ansia sociale nell'era della continua esposizione pubblica: il paradosso dello sguardo dell’altro
Come già accennato, è assolutamente normale e comune sperimentare sensazioni di ansia e attivazione in situazioni sociali in cui inevitabilmente siamo esposti di fronte all’occhio dell’altro e conseguentemente anche al suo giudizio.
D’altronde la società in cui viviamo è molto simile a quella omerica della vergogna. La nostra condotta morale, così come i nostri valori, le nostre aspirazioni, i nostri interessi, sono silenziosamente plasmati e controllati da una continua esposizione pubblica.
Alla ricerca costante di approvazione, ci permettiamo sempre di meno di sbagliare, di essere imperfetti. Ed ecco che le aspettative che riponiamo su noi stessi, e quelle che immaginiamo gli altri abbiano su di noi, crescono a dismisura.
Questo fenomeno è ampiamente amplificato da una “digitalizzazione culturale” che ha eliminato quasi ogni forma di privacy attraverso l’uso esasperato dei social media. Andiamo a fare una passeggiata in montagna e tutti lo devono sapere. Guardiamo un film che ci è piaciuto e tutti lo devono sapere.
Nel disperato tentativo di mostrare e di dimostrare agli altri quanto le nostre vite siano belle e felici, ogni nostra azione diventa inconsapevolmente una performance, guidati da una ricerca spasmodica di like, di commenti e di condivisioni. E, come abbiamo già ampiamente spiegato nel corso dell’articolo, la performance è accompagnata molto spesso dall’ansia e dalla paura di fallire e di essere giudicati.
Si è andato a creare così un sistema paradossale in cui da un lato cerchiamo lo sguardo dell’altro, dall’altro lo temiamo terribilmente. È anche in questo scenario che va contestualizzato il disturbo d’ansia sociale.
Dott.ssa Giovanna Maria Nastasi Psicologo Psicoterapeuta