Vado in pensione… mi serve lo psicologo?
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Sognare quel momento
Andare in pensione è una delle tappe più importanti della vita, costituisce un momento di svolta significativo, un cambiamento denso di significati e di emozioni.
Per molti mesi o anni la persona che va in pensione ha sognato quel momento, alcune volte lo ha desiderato come una liberazione o altre volte ci ha pensato con preoccupazione man mano che si avvicinava la scadenza.
Una volta c’era la possibilità per alcuni che il pensionamento avvenisse in un’età ancora giovanile o, addirittura, proprio nel fiore degli anni di piena gioventù (si pensi al fenomeno dei “baby pensionati”…)
Il sistema economico e pensionistico richiedeva dei requisiti che, soprattutto per coloro che iniziavano a lavorare giovanissimi, consentivano di arrivare al pensionamento in un’età nella quale ci si affaccia alla maturità. Non era raro vedere pensionati di cinquant’anni.
Negli ultimi periodi, sia per la crisi economica e le conseguenti modifiche legislative, sia per l’invecchiamento dell’età media della popolazione, l’accesso alla quiescenza si è spostato sempre in avanti, fino ad un’età media vicina ai settant’anni.
Vi sono naturalmente delle eccezioni: per la crisi economica e la globalizzazione, molte aziende ricorrono al pensionamento anticipato assistito, il cosiddetto “prepensionamento” o “esodo” più o meno volontario.
In questi casi, si ha un calo dei rendimenti pensionistici per cui molti lavoratori dipendenti, se possono, rimandano l’uscita dal mondo lavorativo.
Situazione diversa è quella dei lavoratori autonomi che, generalmente, non hanno un montante contributivo che consenta un sereno pensionamento: rimandare il pensionamento non è solo una scelta ma a volte una necessità.
Gli ultimi anni lavorativi a volte sono vissuti faticosamente come un periodo di attesa. Per alcune persone si sogna l’agognato pensionamento come uno dei momenti più belli che si possa desiderare: finalmente quando si andrà in pensione si potranno realizzare i desideri, si potranno realizzare i sogni che si sono rincorsi nel tempo.
Finalmente si potrà sentirsi liberi dagli obblighi lavorativi vissuti a volte come un peso e/o come condizionamento. Il pensionamento è visto come il periodo della lunga vacanza.
Per altre persone l’avvicinarsi del pensionamento è fonte di preoccupazione: a volte per l’aspetto economico – non si hanno contributi e versamenti capaci di garantire una rendita dignitosa – a volte per la sensazione dell’invecchiamento fisico incipiente con acciacchi e problemi di salute. Inoltre, si vive quel momento come un passo verso una condizione non nota, verso l’ignoto, appunto.


Pensionamento = Ansia, stress, depressione?
Queste situazioni possono generare stati di apprensione con sintomi di ansia e di depressione. Una delle ragioni più frequenti di questi stati d’animo è la paura del cambiamento.
Per chi ha vissuto una vita lavorativa intensa, regolamentata e impegnativa, e nella quale si svolgeva il grosso delle relazioni interpersonali e la socializzazione, l’avvicinarsi del pensionamento potrebbe essere vissuto come un “passo verso l’ignoto”.
Il lavoro ha significato per molte persone crearsi un’identità ben definita da ruoli, compiti ed impegni ai quali ci si è adeguati negli anni.
Ha significato, per molti anni, vivere la propria identità completamente modellata dal ruolo e dalle funzioni. Non si era più la “persona” ma l’avvocato, il tecnico, la segretaria, o il dirigente.
Negli anni la persona oltre a fare l’avvocato, il tecnico, la segretaria o il dirigente, “era” operaio, tecnico, segretaria, dirigente. La sua professione era il suo “status”.
Il ruolo che la persona acquisisce nella vita lavorativa è quell’insieme di attività e di responsabilità legate alle proprie funzioni, in base alle quali ha costruito la sua identificazione sociale.
Molte volte questa identificazione si proietta anche al di fuori dell’ambito strettamente lavorativo, o può riguardare più ruoli che rafforzano la propria immagine individuale e la propria percezione di personalità.
Questa completa identificazione col ruolo o con la professione, garantisce durante la vita lavorativa una zona di “confort” che dà sicurezza, e consente una ritualità ben definita.
L’avvicinarsi del pensionamento, o la sua improvvisa comparsa come conseguenza di una crisi lavorativa, fa temere la perdita della rete di rapporti sociali che venivano assicurati nel periodo di piena attività e di lavoro, fa temere la fine di funzioni ben assimilate e referenziali e fa temere anche, se non si è preparati, il doversi fare carico dell’impegno di organizzare il proprio tempo e le funzioni della nuova vita.
Tutto ciò, come dicevamo, può costituire motivo di ansia e di frustrazione o a volte sfociare in una depressione.
Fare il pensionato è una cosa sconosciuta, una nuova condizione che rischia di “alterare” la stabilità dell’individuo. Non si è più quello di prima, ma non si sa ancora come poter essere quello di poi.
Preparare il cambiamento
Negli ultimi anni dell’attività lavorativa, le persone reagiscono solitamente con due modalità diverse.
La prima è quella di prepararsi al cambiamento. Prepararsi alla nuova condizione e predisporre un piano di risposte ai futuri possibili disagi, incertezze, desideri e paure della nuova dimensione.
Prendere coscienza che potrebbe crearsi un vuoto da una certa data in poi, e creare dei riferimenti per riempirlo. Confrontarsi con il fattore più importante che è il fattore tempo, che dalla pensione in poi sarà a totale carico della persona organizzare e gestire. La seconda è quella di considerare la nuova condizione come un avanzare inevitabile e soccombente dell’invecchiamento.
Si vive la nuova condizione non come un periodo da organizzare e gestire, ma come un evento in cui lasciarsi andare, sentendosi impotenti. Si assume un atteggiamento passivo di accettazione della realtà così come si manifesta e ci si fa condizionare dalle difficoltà fisiche, economiche e relazionali che portano all’isolamento. Si è portati via via a dimenticare quello che si è stati o quello che si è fatto.
Molto importante è anche l’atteggiamento mentale verso altri due fattori. Il primo è il processo biologico cui va incontro il fisico con l’avanzare dell’età, il modificarsi delle reazioni organiche dell’organismo, delle reazioni sensoriali e neurologiche, il manifestarsi di disturbi o stati di sofferenza. Nella vita lavorativa e nella piena maturità certi disturbi, se ci fossero stati, sarebbero stati percepiti con minore importanza rispetto all’impatto che possono avere con l’avvicinarsi del periodo di pensionamento. L’abitudine del lavoro, la disciplina e i ritmi e tempi prestabiliti ai quali la persona si adeguava come impegno prioritario, facevano presagire uno stato di salute costante e necessario come premessa all’attività lavorativa.
Il secondo fattore è il processo psichico, cioè il bagaglio individuale di risorse e di conoscenze che determinano la reattività alle situazioni e relazioni nella vita lavorativa e nelle interazioni interpersonali. Risorse a cui l’individuo attinge costantemente e che lo mettono in grado di rapportarsi in modo soddisfacente e costruttivo con le interferenze positive e negative della vita quotidiana. Risorse necessarie negli anni della piena attività lavorativa per ottenere affermazioni personali, costruire rapporti familiari e professionali, essere, come si dice, continuamente sulla breccia.
Fare un bilancio della propria esistenza, avere consapevolezza delle proprie specificità fisiche e psicologiche, riflettere sull’ambiente sociale ed individuale in cui costruire e strutturare la “nuova vita” si dimostra molto utile.
Mi può essere utile il sostegno dello psicologo e della psicoterapia?
Talvolta risulta difficile costruire la nuova vita da soli.
Se sei in difficoltà, puoi rivolgerti a uno psicologo a Padova per una consulenza psicologica o un breve percorso di psicoterapia.
L’aiuto dello psicologo è molto utile per compiere il bilancio delle proprie aspettative e capacità ed effettuare quel lavoro di introspezione utile a trovare e (ri)trovare la propria dimensione.
Con la conoscenza della propria personalità, dei propri desideri e delle risorse disponibili, la persona che si accinge al pensionamento può predisporre un nuovo progetto di vita.
Può focalizzare gli obiettivi raggiunti, i desideri non realizzati, valutare le relazioni e i valori dei quali si era persa coscienza durante la vita lavorativa o si erano accantonati o dato loro minore importanza per via degli impegni.
Il bilancio aiuta anche a individuare eventuali difficoltà che impediscono di raggiungere un sincero appagamento nell’esistenza.
Il percorso può richiedere a volte un lavoro sulle credenze più radicate, richiederà di mettersi in discussione con consapevolezza per conoscere la propria interiorità, premessa necessaria per focalizzare un nuovo progetto di vita.